Chi mi conosce lo sa, quest’anno ho perso mio padre. Non è purtroppo l’unica morte attorno a me che ha annerito questo periodo e l’ha reso ingiusto e gratuitamente cattivo. Queste vicende tendono a far pendere la bilancia 2020 in un anno da schifo. Ma non lo è stato, non tutto. Come sempre male e bene sono compresenti e dipendenti. Voglio concentrarmi su quel puntino di luce, lo yang, presente nello ying.
Le quarantene mi hanno permesso di passare tanto tempo con la mia famiglia quanto mai avevamo potuto fare finora. Ho benedetto la mia libera professione, che anche se piena di insidie e discontinuità, mi ha evitato un sacco di ansie legate al non dovere rispondere a nessuno dei miei orari e mi ha permesso di scegliere quanto e come lavorare. Ho sentito più forti e vicine molte persone. Ho selezionato e fatto spazio in casa, dentro di me e in relazioni su cui evidentemente avevo troppe aspettative. Sfoltire mi è costato dolore e rabbia a volte, ma andava fatto.
Da questo spazio di luce voglio ripartire a gennaio, magari lo ying continuerà a prevalere intorno a noi, ma cresce solo ciò che nutriamo e quindi spazio alla luce, spazio alle persone che mi fanno bene, spazio a quelle che mi sfidano (che la comodità e l’accondiscendenza sono insidiose) e mi fanno crescere, spazio ai nuovi progetti che scaldano il cuore e fanno germogliare il cervello… dopo mesi di chiusura ho bisogno di aria nuova.
Respiriamo e portiamo pazienza ancora un po’. Ce l’abbiamo quasi fatta.
Buon anno più leggero e luminoso a tutti.